
Adolescenza ne abbiamo?
Figli adolescenti? allora bene, ma non benissimo.
Anche voi avete la sensazione di vederli sempre spiaccicati su qualcosa di orizzontale come letto, divano, tappeti e sdraiette, con qualche forma di dispositivo in mano?
Immagino di Sì. E’ questa la visione che tutti noi, genitori di figli adolescenti hanno davanti agli occhi ogni giorno. Se poi ci metti che l’estate è appena terminata e siamo alle porte del prossimo anno scolastico, è davvero scontato rispondere bene, ma non benissimo.
Perché sembra qualcosa di veramente innaturale vedere tuo figlio che mentre sei in giro da mattina a sera cercando di riparare a tutto, passa con una certa continuità dal letto al divano, per poi tornare al letto, e sparire a una certa ora risucchiato dagli amici non si sa dove.
Dice che questo è il periodo in cui aumentano i conflitti tra genitori e figli. Dice. E io un po’ ci credo. Perché come dire, lo vedo tutti i giorni. Ne parlo con i miei amici e lo ascolto dai miei clienti che sfiniti, vengono da me per capire cosa hanno sbagliato con quel figlio che sembra un alienato.
Quanti genitori si domandano: Dove è sparito il mio bambino, così chiacchierone, pieno di vita, che mi raccontava tutto?
Al suo posto, non c’è il vuoto, che a tratti sarebbe anche meglio, ma solo uno spilungone né carne né pesce che preferisce stare a porta chiusa, vivere nel suo mondo ignoto e assentarsi subito dopo cena, se cena.
E i genitori, quelli almeno che conosco io, si logorano pensando che dovrebbero parlare di più, fare più cose insieme, smettere di litigare per ogni cosa.
Caro amico genitore, compagno temporaneo di musi lunghi e pretese fantascientifiche, prima di continuare a leggere, condividi questo post con le altre persone della tua cerchia che vorrebbero sapere, loro come noi d’altronde, un modo nuovo di sperimentare i figli.
Figli visti con gli occhi di un genitore
Inutile dire che per ogni mattina che li lasciamo addormentati nel letto, dopo aver dormito solo 5 ore per aver aspettato il loro rientro nel dormiveglia ci viene in mente un’unica cosa: figlio mio, voglio vedere come farai un domani ad andare a lavorare.
Senza contare poi le volte che si siedono a tavola e mangiano velocemente, quelle in cui si impuntano per giocare alla Xbox nell’unico televisore di casa la sera della Champions e quando caparbiamente decidono che l’Inglese a scuola non lo dovrebbero insegnare perché non serve a niente.
Prepotenti, pieni di sé e molto presuntuosi, ecco quel che ci sembrano.
I figli visti con gli occhi magnanimi di qualsiasi adulto di buon senso
Ma poi, quando sono in buona e vi capita di stabilire quel pizzico di relazione tra un conflitto e l’altro, allora capite tutto d’un botto che sotto quella pelle ci abita un essere umano che sta facendo i conti con un sacco di cose tutte insieme.
#1 – La spinta e la scoperta del proprio corpo e dell’orientamento sessuale
#2 – le relazioni con l’altro sesso che proprio non sono così banali a quell’età
#3 – le proiezioni sul futuro
#4 – il desiderio di appartenere, di creare, di differenziarsi dalla generazione precedente
#5 – E poi quella vitalità che li porta nel mondo come fossero bombe sempre innescate
Mica è facile, regolamentare quella forza fantastica che ti permette fare e brigare senza mai sentire stanchezza.
Mica come noi, che dopo aver mal azzeccato due pasti e due notti di sonno siamo già da buttare.
Quindi dai, facciamo un passo indietro e ricordiamoci come ci sentivamo quando pensavamo di avere il mondo in mano e che i nostri vecchi ci apparivano ridicoli con quelle richieste così esagerate.
Se ancora non lo hai fatto, dai un occhiata alla recensione che Repubblica ha dedicato al libro di Michele Serra sul suo libro Gli Sdraiati , parla del nostro tema e magari può darti qualche bello spunto.
Comunque ritornando alle nostre piccole soluzioni per continuare a galleggiare in questa relazione lascia che ti introduca a un piccolo sciame di speranza.

Cioè lo so che questo titolo di primo acchito potrebbe sembrare davvero tanto difficile da comprendere.
Se esplori la pagina dedicata ai Tre Principi potrai capire meglio da dove arriva e perché è così importante che noi genitori ci svegliamo a questa realtà.
Sai quelle volte in cui ti viene da dire: ma che diamine ha per la testa? Ti prego ricordati di questo paragrafo e ritorna qua a leggere. Salvalo nei link importanti. Perché detta semplice, ma davvero tanto: ognuno sperimenta il mondo, attraverso solo e unicamente il suo stesso pensiero. E come possiamo facilmente immaginare, i pensieri di un genitore alla soglia della maturità non sono certo gli stessi, ci auguriamo, di quelli di un ragazzino che si affaccia appena ora alla vita.
I genitori pensano alla formazione come a un periodo in cui apprendere le fondamenta di ciò che servirà per orientarsi nel mondo, poter comunicare e costruirsi una professione.
I ragazzi vedono la scuola come un insieme di inutilità a cui dover far fronte.
I genitori tendono a controllare i figli, per paura che succeda loro qualcosa. I figli non capiscono cosa ci sia da temere nel mondo.
Nessuno dei due ha pienamente ragione e nel contempo nessuno dei due ha torto in quello che è definito lo scarto generazionale. Sacrosanto momento in cui si fa i conti tra la conservazione e l’innovazione.
Nessun figlio può vedere i cedimenti del sistema, i compromessi e le responsabilità finché lui stesso non ne farà i conti.
Quindi genitore, sì dico a te, invece che focalizzarti sul registro scolastico, l’orario di rientro e il disordine, insegna altro. Per esempio, in che stato mentale prendere buone decisioni, come inseguire i propri sogni e dove guardare per trovare le risposte che cercano.
Tutti gli esseri umani ce la fanno, sempre.
E poi, sempre per rimanere in tema, insegnare ai tuoi figli che l’essere umano è progettato per farcela e rimanere una brava persona, nonostante le avversità, non è mica male.
Magari ci credi poco anche te ma ascolta, posso farti degli esempi:
→ Ogni volta che sei uscito da una storia d’amore dicendoti che non ti saresti mai più innamorato e invece eccoti lì, ancora una volta coinvolto e ben felice di esserlo.
→ Le volte in cui hai vissuto un lutto e poi ne sei riemerso.
→ Le volte in cui ti sei sentito strozzare finanziariamente e poi un passo dopo l’altro ti sei assestato.
E poi ci sono avversità più drammatiche di altre, almeno in teoria:
→ Storie di violenza, da cui però si è potuto comunque ricostruire e vivere una relazione d’amore.
→ Storie di guerra, deportazione e orrore che portano alla comprensione, alla pace e all’educazione delle generazioni future.
→ Storie di disperazione urbana, tossicodipendenza e solitudine a cui si è dato un futuro diverso.
Tutti siamo progettati per emergere dalla sofferenza. Saperlo e comprenderlo profondamente, potrebbe essere di grande aiuto per chi in questo momento si trova sperso nelle prime difficoltà adolescenziali.
Concedi lo spazio, allunga il filo e togliti di mezzo
Cosa difficilissima da fare soprattutto se viene fraintesa. Perché concedere spazio non vuol dire fregarsene del proprio figlio e lasciarlo al proprio destino, ma lasciagli un po’ la scena affinché possa prendere le misure, sbagliare e auto correggersi.
Nessuno impara dagli errori di qualcun’ altro, ma solo dai propri.
Così, il cercare di rimanere in disparte, pur vedendo tutto, è dare seguito a ciò che abbiamo detto fino ad adesso. E allo stesso tempo so, che ogni genitore deve trovare il suo limite, e il confine tra libertà e controllo che esercita per favorire la sicurezza e l’educazione.
Troppo vicino si rischia di essere afosi, troppo lontani poco nutrienti.
Insomma genitori, facciamo le prove che tanto non esiste un unico modo di essere, per cui siate liberi di sentire e adattarvi momento dopo momento.