
Come sopportare l’Idea che i tuoi figli adolescenti siano interessati al sesso
Cari colleghi genitori, avete anche voi a che fare con qualcuno che vi ricorda vostro figlio, ma che sembra appartenere ormai a un altro mondo?
Fino a ieri facevamo merenda a pane e Pokemon, oggi sembrano schegge impazzite dall’ormone.
E’ già difficile, farsi da parte in prima superiore e non aderire ai gruppi whatsapp delle mamme, figurarsi iniziare a pensare che i nostri bambini, siano interessati al sesso e a vivere relazioni affettive – sessuali là nel mondo, lontano dal nostro sguardo.
E già a partire dai dieci anni, questi piccoli che ancora sanno di latte (o almeno questa è la versione romantica, perché la verità è che avvicinare il naso a un’ascella dopo il giorno lungo a scuola, è una maporcapuzza experience) diventano interessati a come funziona il sesso.
I maschi prevalentemente colpiti dalla parte meccanica, le femmine che uno penserebbe interessate al romanticismo, pure.
Mamme sappiate che i vostri figli, anche se giocano ancora e sembrano disinteressati all’argomento, hanno un focalizzatore acceso sempre in funzione e un vocabolario assolutamente variopinto di significati. Quindi se state facendo i vaghi in argomento sessualità e rispondere alla domanda: “ ma come nascono i bambini?” vi mette a disagio, sappiate che per loro è abbastanza chiaro chi mette cosa, dove.
E poi, colgono tutto porca miseria.
Soprattutto l’implicito e tutto il nostro mondo interiore sull’argomento.
Ci sono genitori che non parlano mai di sesso perché pensano che i bambini non debbano sapere certe cose, quelle che: “ah ma che male c’è” e giù con i dettagli sulla propria vita sessuale e quelli che prevenire è meglio che curare: PRESERVATIVO, PRESERVATIVO E PRESERVATIVO!
Ora, come sempre, la verità sta un po’ ovunque ma sopratutto nella saggezza di una buona sensazione.
Perché è vero, che è cosa buona poter vedere in televisione una scena di sesso senza imbarazzo e parlare di come sia necessario proteggersi dalle malattie e da gravidanze giovanili. Ma a mio modo di vedere è altrettanto bene, lasciare che i propri figli abbiano uno spazio individuale in cui sperimentare da soli, senza preconcetti e pressioni cosa sia per loro il sesso e l’affettività.
Il preservativo
Il preservativo è importante ma ancora di più, permettetemi, che i nostri figli siano coinvolti nella relazione in cui sperimentano per la prima volta questa bella cosa.
Non voglio fare del moralismo e del post cattolicesimo: ognuno è libero di provare tutte le esperienze che vuole e non sono qui a bacchettare nessuno.
Penso solo che se una persona è in salute, interiore intendo, non è interessata alla trasgressione e al sesso dozzinale .
Quando si è in equilibro e incrociamo qualcuno che ci piace, ci sentiamo attratti da quella persona e vogliamo stargli vicino.
Come genitore allora, è naturale che io punti tutte le mie fiches sulla sua salute interiore, buttando qua e là quando capita nel discorso, principi di anatomia, igiene e prevenzione, che non si sa mai.
Un anno e qualcosa fa, ho invitato in radio una sessuologa molto ma molto famosa. Si chiama Roberta Giommi e se fate una ricerca su Google, tirate giù una bibliografia che mamma mia.
Insomma, io l’ho invitata ma non credevo che venisse, perché 1. E’ sempre in giro a condurre seminari, convegni & co e 2. Ogni tre per due è a Uno Mattina e io umile speaker di periferia come essere abbastanza in gamba da intervistarla intelligentemente?
E’ arrivata con venti minuti d’anticipo, ringraziandomi pure per l’invito e dicendomi che aveva dato forfait a Uno Mattina per essere lì con me. Roba che se avessi avuto un minimo di ansia da prestazione, avrei registrato i valori massimi.
Comunque per chi non la conoscesse Roberta Giommi ha fondato il primo istituto di sessuologia a Firenze quando io ero alle elementari e da allora lavora notte e giorno per diffondere l’educazione alla sessualità.
Che poi uno pensa che si dovrebbe partire più o meno nel momento del bisogno e invece, lei dice, che l’educazione inizia all’età della scuola materna quando ancora il bambino non sente pressioni, non ha aspettative e non è perso nella vergogna. Io sono d’accordo con lei e penso che educare persone libere e sane passi anche da lì.
Comunque io la Dottoressa Giommi l’avevo già ascoltata, qualche anno prima a un incontro della mia città e mi fece riflettere su molte cose, aprendomi a un vasto universo.
La prima cosa è che i bambini rispondono all’esempio e non ai discorsi e non c’è quindi bisogno di fare grosse lezioni magistrali comprando il libro con le illustrazioni fighe. I bambini imparano l’amore e la fisicità osservandola.
La seconda è che i bambini sono naturalmente curiosi e amano sapere le storie che ci riguardano. Come ci siamo innamorati, cosa accade quando accade e gli aneddoti che sono certa ci siano. Nel caso, fate uno sforzo di memoria e creatività e andate a ripescare nella memoria la vostra storia.
E poi mamme e papà vogliamo continuare a postare sui social foto, meme e quotes che riguardino quest’argomento?
Direi che potrebbe essere un buon momento ricordarsi che abbiamo largamente superato i quaranta, che il nostro l’abbiamo fatto e che possiamo continuare a farlo pure fuori dai riflettori e lasciare il posto a loro, alle loro storie e al loro spazio.
Sperando che abbiano cura di rispettare e proteggere la loro privacy e la loro intimità dal mondo e anche da noi. Perché siamo genitori mica gli amici del cuore.
PS: Per tutte le mamme di figli maschi: care colleghe, se anche voi come me, siete passate dalle coccole sul divano, ai placcaggi nel corridoio che sembra di essere sul campo da Rugby, tranquille, la Giommi dice che è normale nella relazione madre figlio che in adolescenza l’affetto si trasformi in una specie di combattimento. Poi dice che passa. Speriamo perché dai lividi a volte qualcuno si preoccupa.
PSS: L’intervista con la dottoressa dura quarantacinque minuti ed è molto carina.