
Volevi un Programma per il 2018?
Chi non ha mai fantasticato neanche solo una volta sui propri obiettivi per il nuovo anno, scagli la prima pietra.
Immagino che per tutti sia naturale, proiettarsi nel futuro con ottimi propositi e buoni programmi.
La fantasia che prende ogni anno il sopravvento è: basta, da quest’anno cambio vita! E giù con gli obiettivi: mangiare meglio, fare più ginnastica, leggere di più, stare meno collegato, ottenere di più (più soldi, più benessere, più successo).
Senza contare poi che ci sono i progetti specifici sul lavoro, nella vita privata e in tutti gli altri ambiti di cui fieramente ci occupiamo.
Non so perché ogni anno, creiamo la nostra lista e i nostri programmi che poi dimentichiamo, puntualmente, nel giro di una manciata di settimane.
Forse quest’anno potremmo fare un discorso diverso e nella conversazione parlare di come definire gli obiettivi per filo e per segno non debba più essere il nostro unico focus.
Io quest’anno non ho pensato a nessun buon proposito, nessun cambio vita e nessun obiettivo ma ho fatto qualcosa di meglio.
Dopo una bella ed entusiasmante colazione al bar vicino casa, che credetemi fa dei cremini da rimanere folgorati, ho scritto tre punti sulla micro salvietta da bancone che condivido volentieri.
Se siamo partiti con il piede giusto, e questo articolo ha senso, condividilo con almeno un amico o scrivi la tua opinione nei commenti. Costruire ponti è pur sempre meglio che alzare muri, giusto?
La cosa prioritaria: le buone sensazioni
Se stai progettando qualcosa, qualsiasi cosa, io se fossi in te inizierei a far caso all’ umore di sottofondo.
Detta in maniera semplice:
no buone sensazioni, no party.
Mark Haward uno psicoterapeuta che adoro, una volta disse: le buone sensazioni sono terreno fertile per le intuizioni e io lì, credimi sono stata illuminata, perché non avevo mai fatto caso alla qualità delle mie sensazioni mentre ero in azione, mentre progettavo, mentre desideravo. E ti dico, alle volte le buone sensazioni neanche con il lumicino si vedevano. Non contano tutti i: “DAI PENSA POSITIVO, CE LA FARAI”, quelli sono tutti bei discorsi che a volte pronunciamo per consolarci o perché ci hanno detto che pensare positivo è bene. E allora che fai? Cerchi di fare il bravo anche se dentro di te hai una pessima sensazione, di quelle che sai che ti stai cacciando in un brutto guaio.
Quindi il primo dei tre punti della mia lista per il 2018 è: rimani in ascolto e muoviti solo se le tue sensazioni sono buone, nel caso non lo siano aspetta. E, concedetemi un minimo di umorismo, questa è la parte più insidiosa in cui io alle volte inciampo come qualsiasi altro essere umano sulla terra.
Io chiamo questa fase: – uffa però eh… nome altamente scientifico che indica quel comportamento illuminato in cui sai che dovresti stare zitto e in disparte perché i tuoi pensieri hanno la stessa qualità di quelli di Jack lo Squartatore, ma nonostante questo, mandi un messaggio, una mail o fai una telefonata che potresti risparmiarti.
Le classiche cavolate su cui dopo, a mente lucida, rifletti e ti chiedi cosa mai avessi avuto nel cervello per dire quello che hai detto o fare quello che hai fatto.
Il secondo punto della mia lista per il 2018 è: torna in equilibrio appena possibile.
Molto meglio vivere nella quieta gioia che nella disperazione. Quando stiamo bene abbiamo occhi più allenati a vedere la bellezza, rispetto a quando siamo immersi nei nostri drammi esistenziali. Personalmente preferisco crogiolarmi in una me senza troppi pensieri, piuttosto che in una me in affanno e piena di paure e tragedie personali che poi, parliamoci chiaro, viste alla luce dei drammi globali sono sempre piccolezze dell’orticello domestico.
Roba che se la smettessimo di sentirci sempre il centro dell’universo e cogliessimo il lato più umile e umano della nostra vita, potremmo veramente esserci d’aiuto l’un l’altro con affetto e compartecipazione.
Senza per forza ottenere un tornaconto.
Senza per forza desiderare il riconoscimento.
Senza per forza volere degli alleati.
Senza per forza vincere una battaglia fatta di niente.
Il terzo ed ultimo punto è: torna alla radice.
Mentre le diecimila cose sorgono e svaniscono, sorgono e svaniscono, contempla il loro ritorno alla radice. – Lao Tzu
Non importa quante cose fai, ciò che ottieni o quello che ti dimentichi: tutti gli esseri umani nascono uguali e Jane Tucker, che spero di conoscere prima o dopo ha ragione.
In essenza, alle radici, tutti gli esseri umani nascono con la stessa natura: la limpidezza.
Ed è lì che desidero tornare ogni volta che sento che le acque si agitano dentro di me o quando le vedo agitarsi negli altri. E quando precipiterò nel mio solito cinismo, nel fuoco della rabbia o nel tremolio della paura, mi ricorderò del SUPER TELE, il mitico pallone che fa subito anni ’80, che emerge rapidamente oltre il pelo dell’acqua in modalità missile, se smettiamo di comprimerlo sotto l’acqua con le nostre mani.
Perché alle volte tutto quello che serve è ricalcolare il percorso e ripartire, senza drammi e senza tirare sfiga al mondo intero.
Comunque il più bell’augurio che ho ricevuto il primo di Gennaio e che ho apprezzato molto, arriva da un mio carissimo amico e ve lo giro a voi con un piccolo adattamento al testo:
per il prossimo anno il mio augurio è che tutte le persone che mi circondano siano felici. Perché chi è felice non rompe le xxxxx.
E niente, mi auguro che in ogni istante tu possa mollare tutti i SUPER TELE della tua vita e goderti questo istante che bello o brutto è l’unico che hai.