
Problemi di comunicazione? Di chi è la responsabilità?
I problemi di comunicazione posso nascere per diversi motivi. Chi comunica non lo fa nel modo corretto, chi riceve non ascolta la comunicazione che gli viene trasmessa, oppure la comunicazione stessa si basa su un malinteso, si basa cioè sul mondo interiore di chi comunica e non tiene in considerazione il mondo interiore di colui che riceve. Ecco quindi che nascono i principali problemi di comunicazione.
Di teoria e indicazioni sulla comunicazione efficace sono pieni i manuali, ma sulle possibili modalità di ascolto e sulla questione del mondo interiore in una conversazione e sulla responsabilità dell’efficacia della comunicazione si parla molto meno.
In questo articolo ci concentreremo soprattutto sull’ascolto delle parole di una comunicazione e sull’ascolto del mondo interiore degli interlocutori.
Problema di comunicazione numero 1
Abbiamo detto che il problema di comunicazione principale è l’ascolto delle parole. Spesso infatti ci capita di non ascoltarle, anche se siamo convinti di farlo. È vero che il nostro interlocutore deve prendersi la responsabilità di comunicare correttamente e in modo chiaro, ma noi abbiamo la responsabilità di ascoltarle veramente.
Storia vera
Ieri mio padre mi ha chiesto il favore di aiutarlo con l’home banking, è sorto un problema, ho visto che quell’operazione non poteva essere fatta attraverso l’home banking ed era necessario recarsi in banca. Date le misure di sicurezza post-covid19 ha telefonato in banca per prendere appuntamento. Facendo fatica a comprendersi con l’impiegata, ha passato a me il telefono e io ho iniziato a spiegare che non potendo fare quella determinata operazione on-line avevo bisogno… non sono riuscita a finire la frase.
La gentile e premurosa impiegata mi ha detto che per i problemi di home-banking avrei dovuto chiamare il numero verde, dove sarebbero stati più preparati di lei ad aiutarmi.
Con pazienza ho ascoltato il suo consiglio e le ho detto che sapevo con certezza che non potevo fare quell’operazione da home banking, quindi chiamare il numero verde non mi avrebbe risolto il problema, quello di cui avevo bisogno era di fissare un appuntamento per mio padre in banca di persona, per fare l’operazione allo sportello.
In realtà ho dovuto ricominciare la frase diverse volte, perché la solerte impiegata non mi lasciava il tempo di pronunciare la parola appuntamento, poco importa, la situazione penso vi sia chiara.
Quante volte vi è capitato di rispondere o dare una soluzione prima di aver ascoltato tutto il discorso del vostro interlocutore?
Lo so, spesso per la fretta o perché pensiamo di aver capito, tendiamo a completare noi le frasi dell’interlocutore e a dare risposte non al quesito che ci viene posto, ma a quello che abbiamo formulato nella nostra testa. A volte però il nostro quesito non è quello che ci voleva porre l’interlocutore. Ecco che nasce il problema di comunicazione, che spesso si protrae per decine di minuti se non ore o giorni.
È vero che in una comunicazione sono almeno due le parti che intervengono, è vero che si dice spesso che se chi riceve il messaggio non capisce è probabile che il messaggio non sia stato trasmesso correttamente, ma assumiamoci le nostre responsabilità anche come ascoltatori. Ascoltiamo fino in fondo, con mente libera, senza correre dietro ai grilli del nostro pensiero.
Se siamo nell’IGNOTO comprendiamo meglio
Sembra un paradosso, ma non lo è. Se durante una conversazione, ascoltiamo ciò che ci viene comunicato da una posizione di IGNOTO e cioè con mente libera, aperta e senza rincorrere pensieri di ciò che già sappiamo, avremo maggiori possibilità di comprendere veramente ciò che il nostro interlocutore ci sta comunicando. Se non conosciamo nulla di quello che ci viene detto (o non prendiamo in considerazione per un po’ quello che già sappiamo), avremo tante più probabilità di ascoltare tutto e, nel caso, di fare domande utili a completare la nostra comprensione, nel caso la qualità della comunicazione sia lacunosa.
L’ignoto e la presenza o detto all’inglese Unknown and presence è un bel luogo in cui stare mentre si ascolta, perché è uno spazio neutro che aumenta esponenzialmente la nostra capacità di comprensione. Provaci, potresti scoprirne delle belle!
Problema di comunicazione numero 2
Un secondo ostacolo che crea problemi alla comunicazione è il partire dal presupposto che il mondo interiore (le basi culturali, le esperienze, le emozioni, gli obiettivi e i desideri) del proprio interlocutore sia identico al nostro.
Sia quando comunichiamo che quando ascoltiamo una comunicazione o un messaggio, entrano in gioco i mondi interiori. Nel comunicare ad una persona il mio stato d’animo su una cosa banale come il tempo atmosferico potrei dire: “Domani piove, accidenti!” e essere del tutto certa che il mio interlocutore capirà il mio senso di frustrazione per il week-end al mare rovinato.
Mentre il mio interlocutore potrebbe rispondere “È vero, accidenti, dobbiamo sbrigarci!” provando dentro di se una gioia incommensurabile, essendo lui un contadino che temeva per il suo raccolto e che non vede l’ora di portare fuori anche i vasi che teneva in serra affinché vengano annaffiati dalla pioggia.
Questo è un esempio banale, ma come potete notare, esemplificativo di una conversazione che va avanti su due binari paralleli senza che questi si possano incontrare.
Ci si ritrova spessissimo in commedie degli errori di questo tipo, soprattutto quando nessuno dei due ascolta l’altro dalla posizione di ignoto o anche solo da una posizione neutra che prenda in considerazione l’opzione che l’interlocutore non stia alludendo o pensando alle stesse cose a cui alludiamo noi.
Non ci sono ricette preconfezionate, ma tenere presente cosa avviene dentro di noi, aiuta intuitivamente ad andare nella direzione migliore affinché si evitino i problemi di comunicazione più comuni!
Buon ascolto, buona comunicazione e buone relazioni a tutti!