
Trekking a Populonia – Baratti
Per tutti i camminatori in ascolto udite udite: non esistono soltanto gli Appennini, le Alpi e le Dolomiti in cui spendersi in camminate strappa budella. Ci sono anche percorsi in cui al termine della fatica, mezzi sudati e disidratati non si finisce per mangiare strudel di mele, ma ci si spoglia e ci si butta in acqua salata!
Per questo io, da camminatrice media, ho trovato il trekking di Populonia – Baratti un bell’angolo di mondo.
Prima di tutto il massimo del dislivello è di un 300 metri e dai, una volta tanto il non fare troppa fatica, fa piacere e poi perché qualsiasi sia stata l’intensità della fatica, oltre la felicità per essere arrivati alla meta si somma la possibilità di fare un bagno gigantesco in mare.
Se sei alla ricerca di un posto in cui passare un fine di settimana di Giugno o di Settembre, prendi carta e penna e stai in mia compagnia.
Baratti e Populonia sono due delle località che noi Toscani veneriamo come una reliquia. E’ il nostro comodo in to the wild, in cui tra un gelato e un viso conosciuto, si può riposare all’ombra di una pineta secolare.
Roba che quei Pini lì li hanno visti pure gli etruschi quando a loro tempo, si insediarono lì per favorire il commercio marittimo.
Per arrivare a Baratti devi usare la macchina o la moto e devi uscire a San Vincenzo ma anche a Venturina. Metti la meta sul Navigatore perché parte della piacevolezza del viaggio dipenderà dalla tua resistenza al traffico.
C’è un’unica strada che arriva a Baratti e d’estate è sempre bella incasinata, quindi, anche se sento di essere come il telegiornale mi tocca dire: evitate le ore di punta, bevete almeno due litri di acqua al giorno e mangiate frutta e verdura.
Se volete stare al mare parcheggiate lungo le aree di sosta a pagamento lungo la strada, se invece volete buttarvi sul trekking e sui percorsi naturalistici continuate dritto fino al Castello di Populonia. Poco prima dell’ingresso al borgo sulla sinistra c’è un parcheggio molto piccolo. Se vi perdete chiedete della buca delle fate.
Da quel parcheggio partono tutta una serie di percorsi.
Io preferisco scendere alla buca delle fate, che è il sentiero che parte all’estrema destra dell’area di sosta. Il percorso è in discesa e arriva a questa scogliera con una piccola spiaggia acciottolata dove c’è un mare color turchese ma turchese che viene da tuffarsi a bomba dallo scoglio più alto. Ma resistete, perché poco prima di arrivare alla spiaggia c’è un bivio a sinistra che vi fa camminare più o meno in quota fino ad arrivare ad un’altra piccola spiaggia. Un’altra insenatura spettacolare. D’estate io ci ho trovato più di una volta nudisti campeggiatori selvaggi, roba che se li trova la forestale, gli fa una multa che vale un saldo Mastercard.
Da questa spiaggia, il sali scendi diventa un po’ più impegnativo ma niente di drammatico. In un’oretta di strada arriverete alla mia meta finale: cala delle canne.
Premetto che quella spiaggia rispetto alle altre è meno bella e meno pulita (ci sono andata tre volte e c’erano sempre un sacco di alghe a riva) tuttavia c’è una particolarità interessante. A ridosso della spiaggia c’è una costruzione che non è proprio una casa ma piuttosto uno spazio recintato e ben tenuto in cui c’è un rifugio molto basic. E’ proprietà privata anche se il cancello è sempre aperto.
Io sono entrata solo una volta, quando ho avuto la fortuna di conoscere il proprietario. Abbiamo parlato un’oretta e ha una storia bella. Ha acquistato quello spicchio di paradiso credo tra gli anni ’60 e gli anni ’70 e pian piano ha creato un posto estremamente accogliente. A volte è lì. Ne caso ci fosse, io se fossi in voi una chiaccherata ce la farei propio. Per me al tempo, fu molto ispirante.
Il bagno, io amo farlo poco dopo la spiaggia acciottolata, tra gli scogli. L’acqua mi sembra più pulita e non c’è mai nessuno.
Dopo di ché ragazzi, rimettetevi le scarpe da trekking e fate dietro front direzione buca delle fate perché arrivare lì, sul pomeriggio tardi, quando tutti ormai stanno sbaraccando e concedersi un bagno tra quell’acqua meravigliosa è un regalo prezioso che vi consiglio.
Volevo ricordarvi qualcosa di mooooolto importante: portate acqua (tanta), cibo (il necessario) e scarpe da mezzo trekking.
Per il resto, godetevi la gita e se vi avanza tempo, fate un salto al castello di Populonia, che la vista da lassù è spettacolare.
Ho finito il post e nella rilettura finale, mi sono resa conto che non ho parlato del Parco Archeologico dell’Acropoli, che si trova a Baratti. Date magari un’occhiata al sito dei parchi della Val di Cornia, che davvero sono stupendi. Comunque, ehm, volevo dire, che io non ci sono mai entrata, perché non sono propriamente un’amante delle rovine, anche se quando poi supero la linea della resistenza dentro di me, mi piace pure la decadenza. Però i miei figli mi hanno detto che parole testuali: “ci sono delle rovine bellissime”. Quindi, voi amanti di tutto ciò ricordatevi che tra un bagno e l’altro, prima del porto a sinistra c’è il parco dell’ Acropoli, isn’t it?