
Un paese di ladri? Comacchio e i Fiocinini
Questo fine settimana io e la mia famiglia abbiamo trascorso una giornata meravigliosa a Comacchio. Abbiamo navigato tra le valli oltre che sui canali all’interno della città, imparando tantissime cose sulla storia, la geografia, la botanica e l’itticoltura, ma non solo.
Siamo partiti con panini e frutta fresca nello zaino, per essere liberi di muoverci senza dover perdere tempo a cercare un luogo per mangiare. La giornata era calda, ma non troppo, soleggiata e ventilata, direi il clima ideale.
In barca tra i canali cittadini
Comacchio è un cittadina in provincia di Ferrara, attraversata da canali un po’ come Venezia. Al centro della città passa quello che era il ramo principale del delta del Po’. Oggi i canali non sono più navigabili liberamente, ma è stata data la concessione ad un’associazione che con qualche barca si occupa di accompagnare i turisti per un tour di 15 minuti tra i canali del centro, raccontando la storia della città e dei suoi abitanti. Il giro è a offerta libera, ma se andate, vi consiglio di farlo o anche solo di scambiare quattro chiacchiere con il barcaiolo che gestisce i tour. È stato proprio lui, che nell’attesa della nostra barca, ci ha raccontato che le anguille, simbolo della città, sono in via di estinzione.
A Comacchio è presente anche il modernissimo museo del delta antico molto bello, allestito all’interno dell’ex ospedale, dove si trova attualmente anche l’ufficio turistico. Se avete un’oretta di tempo, vi consiglio di visitarlo, sono previsti sconti per i bambini e i tesserati FAI e ACI. Video, reperti ritrovati in una nave naufragata al largo di Spina piena di otri e anfore contenti vino e olio, ricostruzione delle sepolture etrusche di Spina e tanto altro. Un museo veramente ben fatto e allestito con belle scenografie moderne.
All’ufficio turistico abbiamo poi prenotato la visita in barca alle valli di Comacchio, con guida turistica. La visita partiva alle 18 e per ingannare il tempo e riposarci un po’ ci siamo fermati in prossimità del ponte degli Sbirri (chiamato così perché situato accanto alle antiche carceri) al Pub Sbirro, un luogo magico.
Sbirro
Purtroppo la foto non rende l’idea, ma immaginatevi: musica francese in sottofondo, tavolini piccoli e sedie rivestite in pelle attorno. Al centro della sala due poltrone rivestite in broccato verde con fiori dorati, un tavolino basso con una pila di libri d’arte e di storia da un lato. Su ogni tavolino un vasetto con un fiore fresco, nell’angolo accanto all’entrata un pianoforte, un tavolo rotondo nero intarsiato in stile giapponese con due sedie dagli altissimi schienali e con le sedute finemente rivestite di tessuto prezioso e un grandissimo specchio alla parete. Sul bancone vasi di menta e basilico fresco, ciotole di verdure freschissime e la parete dietro al bancone rivestita di piastrelle rosa e nere posate a lisca di pesce… semplicemente perfetto.
Abbiamo preso una bibita fresca e ci siamo rilassati in quell’atmosfera alternativa.
All’ora prestabilita poi, abbiamo preso la macchina, attraversato un ponte levatoio di ferro e seguendo gli argini dei canali disseminati di strutture per la pesca siamo arrivati all’imbarco.
Gita in barca
Sulla barca ci stanno circa 65 persone, tra piano terra e primo piano; la guida non può usare il microfono in quanto disturberebbe la quiete delle circa 350 specie di uccelli presenti nel parco. Da quando la grande salina di proprietà della curia è stata abbandonata perché poco redditizia, hanno iniziato ad arrivare i fenicotteri rosa, i primi erano francesi, poi spargendo la voce, tanti altri li hanno raggiunti e hanno creato una comunità di circa 15.000 esemplari stanziali, cioè che vivono li tutto l’anno. Infatti, grazie all’acqua molto salata, le acque non ghiacciano mai e il microclima che si crea fa si che la salina si trasformi in una riserva di pesce infinita, uno dei migliori ristoranti della zona per gli uccelli!

Ci siamo poi fermati in mezzo alla valle, in un lembo di terra su cui era costruita la Casona, l’antico quartier generale dei pescatori, dipendenti Papali, che si occupavano della pesca delle anguille e di tutte le altre specie di pesce presenti in quella zona.
La guida ci ha raccontato parecchie storie, spiegandoci come era organizzato il lavoro fino a 70 anni fa, ma la storia più simpatica è quella dei Fiocinino.
Di necessità virtù
Essendo Comacchio appartenuta per oltre quattro secoli al Papa, la pesca in quelle zone era riservata ai dipendenti dello stato pontificio e quindi circa metà della popolazione ne rimaneva esclusa. In quelle paludi era impossibile praticare l’agricoltura o l’allevamento, quindi, molte famiglie per sopravvivere praticavano semplicemente la pesca di frodo. Di notte, gli uomini organizzati in veri e propri clan, utilizzando imbarcazioni velocissime, canoe larghe circa 45 cm e lunghe quattro metri, armati di fiocine andavano a pescare nelle acque pontificie. Erano organizzati in modo tale, che un membro del clan, a turno, era destinato al sacrificio, nel caso le guardie li avessero scoperti e si faceva catturare, permettendo agli altri di fuggire, tranquillo che la sua famiglia sarebbe stata comunque protetta e sostenuta dalle altre famiglie del gruppo; una specie di mutuo soccorso. Tale era la potenza e la perseveranza di questi ladri-fiocinini che uno di loro ha battuto il record di 80 arresti per bracconaggio e nell’ultimo periodo, addirittura erano entrati in possesso delle chiavi del carcere, entrando al mattino dopo la pesca e uscendo a loro piacimento la sera per pescare. Non di rado accadeva che qualcuno venisse arrestato quando avrebbe già dovuto essere in carcere.
Ho raccontato questa storia a mia madre, che ha origini ferraresi e nell’ascoltare il mio racconto ha capito perché suo padre le diceva sempre che i Comacchiesi erano considerati dei ladri.
Di necessità virtù si dice, e la necessità aveva fatto si che non solo acquisissero questa ben poco lusinghiera reputazione, ma hanno imparato a costruire imbarcazioni veramente superveloci che darebbero filo da torcere alle canoe olimpioniche.

Il fascino della notte
Al rientro abbiamo deciso di tornare al Pub Sbirro per mangiare qualcosa prima di tornare a casa e siamo stati felici di farlo, perché non solo abbiamo mangiato benissimo, ma l’atmosfera in città era completamente diversa rispetto al pomeriggio. I giochi di luce sull’acqua rendevano il paesaggio, i monumenti, le imbarcazioni più magici e affascinanti. La cittadina si era popolata e animata di turisti e non solo e in alcuni locali suonavano e cantavano dal vivo, trasformando l’intero centro in un salotto decisamente affascinante.
Non ho avuto grandi intuizioni e non ho fatto elucubrazioni filosofiche in questo posto, ma al termine della serata mi sono sentita arricchita, appagata, felice e in pace. La vita e il mondo che abbiamo intorno acquista ancora più valore se lo conosciamo e lo esploriamo, senza aspettative, godendo semplicemente di ciò che c’è.
P.s. Mi perdonino i comacchiesi se il titolo è poco lusinghiero, ma spero di aver reso onore alla loro splendida città e di essermi fatta perdonare!
1 Comment
Pingback: Un intenso periodo di riflessioni – Rendilo Possibile