//pagead2.googlesyndication.com/pagead/js/adsbygoogle.js
lavoro-passione
Stories

Sogni e Necessità in un Lavoro Appassionante

Oggi vi raccontiamo la storia di Elisa, assistente virtuale di professione, ma anche per passione e necessità.

Elisa ha reso possibile non solo coniugare il lavoro con la passione, ma anche coniugare una malattia che le causa diverse limitazioni con un lavoro e una vita appassionanti.  Ecco perché oggi abbiamo chiesto a lei di raccontarvi la sua storia, che pensiamo possa essere di speranza e speriamo possa ispirare molte di voi!

La storia di Elisa F.

Qualche anno fa, diciamo quando iscriversi a Facebook era ancora una novità, ho condiviso con i miei contatti il desiderio di lavorare solo con una connessione ad Internet ed un computer portatile. Volevo essere indipendente dagli orari d’ufficio, e soprattutto indipendente… dall’ufficio! Volevo essere libera di lavorare dal mio divano, o da una baita in montagna.

La risposta? Un mio contatto mi ha scritto che potevo sognare, ma “puoi lavorare in quel modo solo se scrivi per una testata online”.

Avevo il sospetto, però, che le cose non fossero esattamente così.

E’ stato in quel momento che ho iniziato a darmi da fare per cercare un’alternativa al classico lavoro d’ufficio. I motivi in realtà erano più di uno: avrei voluto trovare un lavoro più adatto a me, avere la possibilità di viaggiare e poter lavorare ovunque, e conciliare tutto questo con la mia salute (avendo una malattia genetica che provoca spesso fratture, restare immobili per mesi non è una possibilità così remota come sembra).

Dopo i primi mesi senza trovare risultati, ho finalmente scoperto che lo stile di vita che avrei voluto adottare era quello del cosiddetto “nomade digitale” (ma anche semi-nomade sarebbe andato bene, mi bastava poter lavorare da casa, soprattutto nei momenti in cui ero costretta a non poter uscire). Restava solo un punto da capire: che lavoro avrei potuto fare come nomade digitale, o aspirante tale?

La mia ricerca mi ha portata fino a Mary Tomasso. Mary ha creato il primo corso in italiano per Assistenti Virtuali e mi sono ritrovata subito nelle sue parole. L’ho contattata e ho capito che era quella la strada che avrei dovuto seguire. Per cui, mi sono iscritta al corso.

Piano piano ho studiato, mi sono formata (ma non è ancora finita, anzi!), e ho iniziato a farmi conoscere.

Si tratta di una professione relativamente nuova, quindi i primi tempi non sono stati facili. Ho usato il termine “relativamente” perché questo lavoro è nato negli Stati Uniti ormai più di 20 anni fa, ma inizia ad essere conosciuto in Italia da pochissimo. Solo nell’ultimo anno e mezzo mi è capitato di dire “sono un’Assistente Virtuale” e sentirmi rispondere “ah sì, ne ho già sentito parlare”, per intenderci.

Come Assistente Virtuale mi occupo di dare supporto ai liberi professionisti nelle attività che portano via tempo e possono essere delegabili, soprattutto attività di segreteria e gestione social media (ma anche organizzazione di viaggi o supporto nell’organizzazione di un evento). L’Assistenza Virtuale, però, non è solo questo: ci sono colleghe che si occupano di SEO, altre di web design, altre ancora di scrittura per il web. Il bello di questo lavoro è la flessibilità, il poter scegliere in cosa specializzarsi a seconda del proprio background e delle proprie passioni. E’ un settore in cui non si smette mai di imparare e non escludo di aggiungere altri servizi in futuro, così come sono sicura faranno altre colleghe.

Il passaggio dalla mentalità “da dipendente” a quella da freelance non è immediato.

Ad un certo punto ti trovi ad essere da sola (nonostante il network di colleghi che ti supporta). Sola perché non hai più un capo che ti dice cosa devi fare, ma nemmeno qualcuno che si occupa di cercarti nuovi clienti, di trovare contatti utili per i tuoi progetti. Non hai più qualcuno che si occupa della pubblicità dell’azienda e della comunicazione sui social, perché in questo caso, sei TU l’azienda. Non hai più degli orari fissi: puoi cercare di organizzarti e importi una sorta di “orario” (anzi, dovresti) ma devi mettere in conto che capiteranno le giornate in cui questo orario potrebbe non essere rispettato. Capiterà di dover finire più tardi del solito perché hai un lavoro urgente da consegnare, una scadenza improvvisa. Dovrai puntare davvero sull’autodisciplina per poter coordinare tutto, perché non hai più (la maggior parte delle volte) un collega che potrà finire al tuo posto. Ed è proprio la gestione del tempo, secondo me, l’aspetto più complicato della vita da freelance. Ma permettimi un commento dal mio personale punto di vista: sì, ne vale la pena!

L’immagine del freelance che lavora in spiaggia sotto una palma non rispecchia esattamente la realtà. Certo, è capitato anche a me di lavorare ovunque, ed è una delle cose che più amo del mio lavoro. Non sono ancora nomade digitale al 100%, ma potrei esserlo, ed è anche questo che mi ha spinta a scegliere questo lavoro. L’idea di poter essere libera da luoghi e non dover timbrare un cartellino è sicuramente affascinante, ma come dicevo è necessario un grande impegno soprattutto in termini di autodisciplina e organizzazione del tempo, oltre che la possibilità di scegliere un tipo di lavoro indipendente dagli orari o dove non si deve dare disponibilità telefonica. Ad esempio: potrei tranquillamente lavorare dalla spiaggia nelle giornate in cui posso dedicarmi ai social media dei miei clienti, ma non potrei farlo nelle giornate in cui devo fare delle telefonate per loro.

La possibilità di essere nomade digitale, per me, significa una sola cosa: libertà.

Libertà di non dover per forza restare chiusa in un ufficio, di potermi permettere un ritardo di 15 minuti che posso recuperare successivamente, di poter lavorare da una baita in montagna o dal salotto di casa mia. Ma anche la libertà di poter dare sfogo alla mia creatività, poter spaziare e decidere che tipo di servizi offrire. Questo accade difficilmente in un ufficio, dove tutto viene deciso “ai piani alti” e al dipendente non resta che seguire le istruzioni. Se domani mattina dovessi decidere di riprendere a studiare il russo per fornire servizi a chi parla quella lingua, potrei farlo senza problemi. Posso decidere di specializzarmi in quello che amo di più, perché il capo sono io e posso decidere di seguire le mie passioni e adattarle al mio lavoro.

Internet ci ha dato la possibilità, tra le altre, di poterci creare un lavoro quasi su misura. Sono nati lavori che fino a qualche anno fa non esistevano e che vanno a coprire bisogni che altrimenti non sarebbero stati soddisfatti. Prova a pensare a chi lavora come libero professionista senza un ufficio fisso: professionisti che viaggiano spesso per lavoro, coach e consulenti che offrono i propri servizi online… sicuramente hanno bisogno di una segretaria e di qualcuno che gestisca la loro presenza online, ma non hanno la possibilità di assumere qualcuno che stia nel loro ufficio. Non ce l’hanno, un ufficio!

Figure come l’Assistente Virtuale vanno proprio a risolvere questo “problema”. Si può lavorare ovunque, con chiunque, con una flessibilità davvero elevata. E permettere anche a chi non può avere un supporto in ufficio di averne ugualmente uno, ma a km di distanza. Fare l’Assistente Virtuale è anche un modo per supportare altre persone nella realizzazione dei propri progetti, realizzando allo stesso tempo i propri.

E tu cosa ne pensi? Ti sei mai trovato ad aver bisogno di una figura di questo tipo, o al contrario, hai mai pensato di iniziare a lavorare online?

VirtualEly

Ad Elisa, a tutte e tutti voi mi permetto di ricordare una piccola cosa, che purtroppo spesso ahimè dimentichiamo:

la libertà di poter dar sfogo alla propria creatività è in ognuno di noi, sempre.

Essere creativi significa essere in contatto con la propria essenza, la parte più vera di noi stessi, con il nostro puro potenziale e da quello spazio danzare con la vita nel modo che più ci piace. Essere creativi è vedere che i limiti sono creati esclusivamente dai nostri pensieri e siamo noi stessi i pensatori.

Lo so che come mi ha detto Elisa, anche tu stai probabilmente pensando che però in ufficio o in ogni altro luogo di lavoro, non ti è permesso fare ciò che vuoi… Forse non ti è permesso arrivare in ritardo, forse non ti è permesso compilare i documenti con la penna arrancione o mille altre cose, ma ciò su cui ti invito a riflettere è:

È veramente vero che non posso fare …, dire…, andare…?

Ti invito a scriverci la tua esperienza qui sotto, se tra le tante cose che pensavi di non poter fare o dire, hai scoperto che non era proprio così.

E invito anche te, che invece vorresti fare veramente qualcosa, ma pensi di non poter a lasciare il tuo commento, magari potremo insieme scoprire cose interessanti l’uno dall’altra.

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: